Ottavio Ziino

downloadNato l’undici novembre 1909 a Palermo e morto a Roma il primo febbraio 1995.


Si diplomò al Conservatorio di Palermo nel 1931, allievo di Antonio Savasta per la composizione, dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, e poi a Roma.
Frequentò l’Accademia di S. Cecilia a Roma, allievo di Benedetto Molinari per la direzione e di Ildebrando Pizzetti per la composizione.
Iniziò giovanissimo la carriera direttoriale che prima lo vide sul podio del Teatro Massimo di Palermo, poi su quello dei maggiori teatri e delle società concertistiche italiane ed estere, con i più noti interpreti del tempo.
Dalla sua fondazione nel 1947, fu direttore  del Teatro Sperimentale di Spoleto; promotore e primo direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, con la quale organizzò dal 1959 le Giornate di musica contemporanea; direttore dei Conservatori di Palermo, Napoli e Roma.
Intensa e costante la sua attività compositiva che per l’orchestra annovera: due Sinfonie, Sinfonia all’italiana, Rapsodia, Piccola sinfonia concertante, Ouverture giocosa, Tema, Sette variazioni e fuga.

Concerti per violino e orchestra, violoncello e orchestra, oboe e orchestra, viola e orchestra; due Concerti per pianoforte e orchestra; Concerto per archi;  “Hymni Christiani in diem” per soli e coro.Musica da camera: due Sonate per violino e pianoforte; Sonata per violincello e pianoforte; Trio, Quartetto, Quintetto; Arioso e Burlesca per violino e Pianoforte; Tema e Variazioni per pianoforte.


Renata Scotto – Oh! se una volta sola…Ah! non credea mirarti – “La sonnambula” (Catania, 1961) Direttore: Ottavio Ziino



Il musicista che conquistò Stravinskij

Quando Igor Stravinskij conobbe Ottavio Ziino disse alla moglie del maestro, facendo il gesto di premere sul braccio del maestro: «Votre mari, on pousse et sort de la musique» (vostro marito, si preme, ed esce musica).

Un complimento da ricordare, indubbiamente. Era il 1963 e i giornali lo consacrarono come l’ avvenimento musicale palermitano più eccezionale della stagione dei Sessanta: e in effetti fu un trionfo l’ arrivo in città di Stravinskij per l’ inaugurazione della stagione ’63-‘ 64 dell’ Orchestra Sinfonica Siciliana, il 21 novembre al Teatro Biondo.

Catalizzatore artistico di quegli anni, nelle cariche di direttore stabile e artistico, era il palermitano Ottavio Ziino, classe 1909 e morto nel 1995, fondatore e padre spirituale dell’ orchestra.

Accanto al maestro russo fioccavano altri ospiti illustri in cartellone: Georges Sebastian diresse il primissimo concerto del 3 giugno ’58 con Gabriel Tachino al pianoforte, Sergiu Celibidache inaugurò la stagione del ’60, Darius Milhaud fu impegnato a dirigere le sue stesse composizioni.

L’ Ente Autonomo Orchestra Sinfonica Siciliana inizia così i suoi primi anni di vita, tempi che paiono lontanissimi alle soglie dei cinquant’ anni che l’ orchestra festeggia quest’ anno. Dietro impulso di Ottavio Tiby e Ziino, l’ agognato organico stabile che avrebbe attutito l’ esodo dei giovani musicisti locali fu istituito nel ’51, ma solo nel ’58 fu battezzata la data di inizio dell’ attività effettiva. «Furono gli anni della crescita – racconta Agostino Ziino – e mio padre era molto amato dagli orchestrali. Figurarsi che in un’ intervista disse che le uniche cose che gli stavano a cuore erano Palermo, la Sicilia e l’ orchestra.

Quando la Sinfonica suonò con Stravinskij a Roma per la stagione dell’ Accademia Filarmonica Romana ricordo che furono mio padre e Craft a dirigere le prove e il maestro russo era contento: ciò significava che l’ orchestra funzionava bene, nonostante lui non fosse particolarmente abile alla bacchetta». Sin dagli studi musicali intrapresi e conclusi al conservatorio di Palermo, Ziino si dimostrò brillante, sia nella composizione che nella direzione e fu proprio il suo primo maestro Antonio Savasta a plasmarlo severamente e a notare il suo talento direttoriale. Nel frattempo peraltro si laureò in giurisprudenza col massimo dei voti e la lode, ma il risultato più freneticamente atteso fu quello dell’ esame di composizione.

Ovviamente dieci e lode.

Parallelamente all’ attività di maestro sostituto al Teatro Massimo, cominciò a scrivere per L’ Ora in qualità di critico musicale, in una Palermo che appariva piena di fervore artistico. Già innamorato della sua futura moglie Giulia, decise però di partire per Roma dove principale punto d’ appoggio gli fu Giuseppe Mulé, altro compositore nostrano che Ziino considerava «depositario dell’ autentica linfa del melos siciliano».

Diviso tra Palermo, Napoli e Roma (dove fu anche eletto Accademico di Santa Cecilia), Ziino si perfezionò proprio nella capitale con Ildebrando Pizzetti, acquisendo uno stile compositivo essenzialmente tradizionale e votato al repertorio sinfonico, cameristico e per strumento solista. Tenera e affettuosa, traspare l’ attenzione che rivolge sempre alla moglie nel suo libro “Ricordi di un musicista”, tra i viaggi in Brasile e in Australia, che lo vedono poi ritornare in Italia e approdare maturo alla testa della Sinfonica.

Ziino arrivò a scrivere cinque sinfonie e quattro concerti e, tra le tante opere dirette, vanno citate almeno”piccolo Marat” di Mascagni e “Maria Egiziaca” di Respighi. Prima delle gloriose “Settimane Internazionali di Nuova Musica” cui si offrì di collaborare, l’ Orchestra fu protagonista delle “Giornate di Musica Contemporanea” (1959), istituite proprio dal maestro Ziino. All’ insegna di un perfetto amalgama tra gli artisti locali e nazionali, accontentando l’ arte e i sindacati (il grosso dell’ organico era infatti siciliano), quando il maestro Ziino incontrava nei suoi viaggi musicisti talentuosi, li portava con sé in orchestra.

Non stupisce, dunque se fu proprio lui ad impuntarsi perché Salvatore Cicero, allora violino di fila alla Scala, entrasse alla Sinfonica in beffa ai nasi storti degli altri orchestrali che si convinsero quando lo sentirono suonare un virtuosissimo Strauss. Nomi degni di nota erano anche quelli del primo flauto Angelo Faja, del primo oboe Giorgio Trentin, di Giovanni Perriera (primo violoncello) ed Elena Zaniboni (prima arpa). «Ricordo quando venne Rostropovic – continua Ziino figlio – Arrivò in ritardo e non ebbe tempo di provare.

Stabilì solo le linee essenziali insieme a papà e il concerto andò meravigliosamente». E un episodio analogo accadde anche con Kempff al Teatro greco di Siracusa. C’ era di sicuro un’ attenzione al repertorio contemporaneo, Bartòk, Hindemith, le “Giornate”, i brani commissionati a Ghedini e Sangiorgi (allievo di Schonberg), ma l’ orchestra si doveva formare e le ossa si fanno sui classici. A dispetto dell’ eco internazionale e del successo reale di pubblico, «in alcuni ambienti (non voglio fare alcun nome) – scrisse Ziino sul suo libro di memorie – serpeggiava un movimento per cercare di togliermi la conduzione artistica e la direzione stabile dell’ orchestra, di cui ero stato uno tra i principali artefici».

Lo stesso clima che portò alla defenestrazione di Francesco Agnello. Proprio in quel periodo, Ziino passò il testimone al palermitano Gabriele Ferro, ancora agli inizi della sua carriera, che occupò il podio della Sinfonica dal ’79 al ’97, di pari passo con la direzione artistica di Roberto Pagano. «Il merito più grande del maestro Ziino – dice Ferro – è stato anzitutto quello di creare un’ orchestra. Era un professionista molto preparato, depositario di una tradizione che si è forse perduta, ed è stato mio insegnante di lettura della partitura».

ALESSANDRA SCIORTINO da Repubblica.it